È arrivato il giorno di un articolo che non avrei mai voluto scrivere, ma anche l’ultima fiammella di speranza si è spenta e ce ne torniamo, mestamente, in serie B dopo un campionato penoso. Il risultato è sotto gli occhi di tutti e a nulla giova ripetere ciò che sappiamo nei minimi particolari, per cui voltiamo pagina e guardiamo avanti. Dalle macerie di una retrocessione provocata anche da improvvisate discontinuità dirigenziali, tecniche e di campo bisogna creare le premesse per una rinascita che deve aprire nuovi orizzonti e prospettive al club più antico d’Italia. Il punto fermo è la tifoseria che, a memoria, negli ultimi anni, non ricordo così compatta e combattiva in positivo, a tratti persino commovente nell’esternare un amore e una passione incrollabile. Questo mi fa ricordare gli antichi striscioni da stadio che recitavano “Genoa, più mi tradisci e più ti amo”, “Solo chi soffre impara ad amare. Noi soffriamo, ti amiamo e con te ritorneremo grandi”, “Senza la Nord… il nulla”, “Comunque e Dovunque”, per arrivare alla recentissima scritta sull’asfalto della salita della Colletta al Giro d’Italia letto pure dallo speaker che diceva “Meglio genoano in B che doriano”.
Questa è la base, lo zoccolo duro da cui ripartire perché i tifosi sono l’anima del calcio e la società, che ha sempre dichiarato progetti ambiziosi, deve strutturarsi di conseguenza.
Certamente ci sono sempre i contestatori, quelli del “l’avevo detto” a posteriori, quelli che fanno previsioni catastrofiche di permanenza minimo quinquennale in serie B, quelli che alimentano astio e livore verso la dirigenza incapace di conservare la categoria, quelli che, specie sulle tv locali, raccolgono facili consensi di tifosi esasperati dalla retrocessione. Ma questo è il calcio che fa diventare tutti commissari tecnici e che fa fare calciomercato con semplice faciloneria e con i soldi degli altri. Non per niente hanno grande successo di ascolti le trasmissioni che parlano di compravendite per far sognare i tifosi, anche se poi il divario tra grandi società e il resto delle squadre è enorme. Parliamoci chiaro, le piccole realtà sopravvivono grazie a giocatori in prestito che non trovano spazio nelle grandi e a “scommesse” provenienti da campionati esotici a basso costo, nonché della vendita dei giocatori più in vista al miglior offerente. Per il Genoa del futuro è auspicabile un periodo di continuità tecnica e gestionale e mi auguro vivamente che Zangrillo, Blasquez ,Spors e Blessin possano procedere nell’opera di ricostruzione del club attraverso lo svecchiamento degli organici e dei profili più deludenti. Tutto quanto nell’auspicio che direttore sportivo e allenatore riescano, in breve tempo, a spiaccicare qualche frase in italiano.
È notizia di questi giorni che l’ex presidente Enrico Preziosi, dimettendosi dal consiglio di amministrazione, ha definitivamente lasciato la società e questo dovrebbe costituire un ulteriore stimolo per allestire, dopo troppi anni di tribolazione per le continue compravendite di giocatori e allenatori, per rinascere. Forza Genoa!
Roberto Bruzzone