“Puntiamo a realizzare un autoparco da almeno 300 stalli, con tutti i servizi tra cui anche un albergo e un ristorante, nelle aree ex Ilva di Cornigliano”. Lo ha detto il sindaco di Genova, Marco Bucci, alla presentazione del nuovo autoparco a Sestri Ponente. “Questa – ha ribadito Bucci – è l’ipotesi primaria, il nostro obiettivo. A maggio ci sarà l’accordo tra governo e Acciaierie per l’Italia e sono convinto che i tempi per la realizzazione di questo autoparco definitivo non saranno tanto lunghi”. “Non stiamo parlando delle aree industriali – ha concluso – ma principalmente della centrale che è in disuso da anni e andrà demolita. Noi ci incarichiamo di demolirla, rimettere a posto l’area e su questa fare un autoparco come si deve, che è quello di cui hanno bisogno i nostri trasportatori”. Vengono così annunciati 45 nuovi stalli, che portano a 145 il numero complessivo di parcheggi tir nell’area, in convenzione con l’aeroporto, utilizzabili da giugno. In ogni caso, si tratta di spazi non sufficienti a coprire il fabbisogno degli autotrasportatori (circa 800 stalli per il presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mar Ligure Occidentale, Paolo Emilio Signorini), mentre secondo Trasporto unito ne servirebbero un migliaio. Al momento quelli disponibili a Genova sono 400. L’utilizzo delle ex aree Ilva a Cornigliano servirebbe a ridurre il divario tra il fabbisogno degli operatori del settore logistico e gli spazi a disposizione in città, oltre a garantire un’area attrezzata con tutti i servizi necessari agli autotrasportatori durante le loro soste.
«Vorremmo la centrale, in disuso da anni – ha precisato Bucci – Abbiamo i soldi per demolirla, ci incaricheremmo di farlo, e in quell’area costruiremmo un autoparco come si deve, di cui hanno bisogno gli autotrasportatori logistici». Secondo il sindaco lo spazio garantirebbe almeno 250-300 stalli a disposizione dei tir. Ma 100mila metri quadrati potrebbero addirittura garantire la copertura totale del fabbisogno risolvendo la situazione in modo definitivo. Occorrerà però rivedere l’accordo di programma che vincola quelle aree. «C’è qualcuno che non ha rispettato l’accordo da anni, lì dovevano esserci 2.200 persone a lavorare. Chi non l’ha rispettato dovrebbe rimboccarsi le maniche e mettersi a lavorare» conclude Bucci. L’accordo tra ArcelorMittal e Invitalia potrebbe accelerare i tempi, entro l’anno ci potrebbero già essere degli sviluppi.
Foto: Roberto Bobbio