Questo l’articolo a firma di Marco Brando, pubblicato nientemeno che sul sito della prestigiosa enciclopedia Teccani.
Brando, giornalista e docente genovese, nonché socio della Società Italiana degli Storici Medievisti, è arrivato a definire l’intercalare più famoso a Genova con l’aiuto del linguista genovese Fiorenzo Toso, professore ordinario all’Università di Sassari, secondo cui la parola “bellin” ha cominciato a colonizzare l’area nell’Ottocento, mentre la variante savonese “abbellinou”, cioè “ingeuo, credulone”, era comparsa 52 anni prima. La parola sarebbe un prestito, nemmeno troppo antico: la conferma sarebbe nel fatto che la documentazione antica ricollegabile a “bellin” si limiti in realtà a un testo in dialetto astigiano di Giovan Giorgio Alione, vissuto tra il 1460 e il 1529. “Qui – spiega Toso – il termine compare due volte in un contesto dal quale si evince il significato di pene”. In ogni caso, il termine sarebbe originario dell’Italia settentrionale, considerate anche le corrispondenza trovate nel cremonese “belēn”, nel bresciano “bilì”, nel parmigiano “bilén” e così via. Tutte espressioni riconducibili a “balocchi, giocattoli”, usate anche per alludere al pene. La parola, una volta adottata dai genovesi, ha fatto il giro del mondo: “bellin” era molto utilizzato all’inizio del ‘900 nella comunità argentina animata da molti emigrati di origini liguri.