Fischi, contestazioni e striscioni contro il sindaco di Genova, Marco Bucci, e il presidente della regione Liguria, Giovanni Toti, in piazza Matteotti durante le orazioni finali per la manifestazione genovese del 25 aprile. Dalla folla invettive con riferimento a quando lo stesso sindaco definì “atto di teppismo” gli scioperi degli operai dell’Ansaldo. In piazza anche uno striscione “È teppista chi non è antifascista”. L’unico applauso per Bucci è arrivato quando ha chiuso l’orazione con “Viva il 25 aprile, viva la libertà, viva Genova”.
Anche Toti è stato contestato dalla piazza durante il suo discorso. Citando “donne e uomini della resistenza” ha voluto sottolineare che “hanno ridato la libertà al nostro Paese, quella libertà che vi consente oggi di fischiare come consente a me di parlare da questo palco perché combattere e sacrificarsi per la libertà come hanno fatto i partigiani, non vuol dire combattere solo per le proprie idee. Vuol dire combattere soprattutto perché anche gli altri possano esprimere le loro e quella la vera differenza”.
Toti ha anche citato Nilde Iotti e Sandro Pertini per concludere, tra i fischi, con un messaggio per l’Ucraina “Non esiste pace senza giustizia, libertà e diritti. E lo ricordo perché è il secondo 25 aprile che celebriamo con la guerra alle porte dell’Europa e la nostra vicinanza va a chi lotta per la libertà allora, come oggi per il popolo ucraino”. L’orazione finale, affidata all’ex procuratore capo di Genova il magistrato Francesco Cozzi, è stata accolta con numerosi applausi di una piazza gremita. Cozzi ha sottolineato come la lotta non fu solo dei partigiani ma “ci fu un esercito di popolo che seppe rialzarsi dal baratro e dare dignità all’Italia, una mobilitazione diffusa, che poté contare sul sostegno di tante persone. Il desiderio di libertà unificò i partiti antifascisti: una certa visione agiografica identificò la Resistenza con la sola lotta dei partigiani, ma vi fu una pluralità di soggetti e motivazioni a lottare per la libertà”.
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